Il consiglio di tenere gli occhi aperti è sempre valido
Lo conferma in forma poetica Livietta, che con una benevole rassegnazione (cit.) si accorge di sguardi dimenticati e ci racconta di come l’arte e la cultura ci aiutano a vedere oltre. Buona scoperta!
C’è una Madonna dai grandi occhi scuri che ci guarda dalla penombra di un altare in pietra serena. Sta a Crespino, nella chiesetta che fu un tempo il centro spirituale di un’abbazia vallombrosana dal nome antico e poetico: “Santa Maria Nascente”. A pochi chilometri da Marradi, lungo la strada per Firenze, sul lato destro di una piazzetta, tra balconi fioriti, silenziosa. La Madonna sta in questa chiesa dal 1342, come dice l’iscrizione ai piedi del dipinto che la raffigura. È una Regina in trono, una Donna bellissima, secondo il criterio di bellezza che vigeva in quel tempo lontano: volto ovale, pelle chiara, guance appena rosate, mento un po’ sfuggente, naso diritto, bocca piccola, sopracciglia ben definite su quegli occhi immensi. Sul capo, sopra un velo leggero che nasconde i capelli, scende un manto blu scuro bordato d’oro: e dove il manto si apre sulle spalle ci appare un abito veramente regale. La stoffa di colore avorio è ricamata con fiori stilizzati a quattro petali, rabeschi, garofanini, uccelli in volo. Alla destra il suo Bambino, nudo, ricciuto, sorridente, la manina alzata come per giocare. Al collo porta la piccola croce di corallo rosso che tutti i bambini un tempo tenevano addosso contro il malocchio. Il volto della madre e quello del figlio si accendono di luce per l’oro delle grandi aureole e per il drappo rosso vivo trapunto di fiori del trono che li sovrasta. A destra e a sinistra spuntano due testoline di angeli sorridenti e compunti come valletti ben educati. Poi, più nulla. Il resto del quadro non esiste. È sparito, distrutto, cancellato, fino alla base del trono. Chi è mai stato il vandalo, o l’idiota, che ci ha privato per sempre dell’immagine completa della Madonna in trono col Bambino? Mistero. Non sapremo mai nulla dei loro corpi, di come la madre accolga il figlio sulle ginocchia e di come quel bambino dallo sguardo così vispo disponga le gambotte e i piedini nella calda vicinanza al grembo che lo ha fatto nascere. Un funzionario della Soprintendenza di Firenze, nella sua relazione del 1908, riferisce che il quadro era stato tagliato nella parte inferiore nei primi decenni del 1700 per aprire uno spazio a forma di tabernacolo. In seguito poi lo spazio era stato pure ingrandito per sistemarvi una nicchia di legno! Da non credersi! L’ignoranza e l’insensibilità verso l’arte sono sempre esistite, hanno sempre fatto danni e mietuto vittime. E dire che il quadro di Crespino portava la sua rispettabile iscrizione in latino, con la data di esecuzione (1342) e il nome dell’abate (Giovanni dei Ghetti) che l’aveva commissionato al pittore. Pittore illustre, anche a detta degli studiosi. Si tratta di Jacopo Landini, detto Jacopo del Casentino, della scuola del grande Giotto, il protagonista della storia dell’arte europea del Trecento! E meno male che Don Bruno, il parroco di Crespino, ha provveduto a far restaurare la parte del quadro sopravvissuta al taglio negli anni ’60 del secolo scorso, quando una disastrosa alluvione di Firenze fece aumentare gli stanziamenti per le opere d’arte danneggiate, sull’onda della commozione popolare. Il parroco, prontissimo, riuscì in qualche modo a inserire il quadro della sua chiesa tra le opere destinate al restauro. Ogni volta che torno a guardare gli occhi di quella Madonna mi sembra quasi di potervi leggere un sentimento di benevola rassegnazione. Così va il mondo! Livietta Galeotti Pedulli