A vedere in TV tutte quelle immagini di chiese antiche sfracellate dal terremoto di Amatrice mi viene l’angoscia. Si può star male per delle pietre?Siamo d’accordo sul fatto che le vite umane vengono prima di tutto. Ma subito dopo io metto i resti del nostro passato: i campanili, le chiese, i palazzi, le statue… Senza di loro resteremmo orfani, sospesi a un albero senza radici.

A Marradi c’è un campanile che ha già superato i mille anni di vita. Sta ancora lì, a guardia di ciò che resta dell’antica abbazia di Santa Reparata, dove il torrente Rio Salto rallenta il suo corso poco prima di entrare nel Lamone. È robusto, certo. Le sue murature sono fatte di pietre squadrate e lavorate con lo scalpello spesse dagli 80 ai 100 centimetri. È stato costruito prima ancora della chiesa e del monastero vallombrosano. Ha conservato quasi per miracolo il suo aspetto primitivo: una torre poderosa, bene in vista nella stretta valle, quasi militaresco. Un segno di potenza. Eppure, il senso mistico del suo faticoso innalzarsi dalla terra al cielo lo ravviva dell’energia interiore dello spirito.

Alla sua ombra, la famiglia dei frati vallombrosani abitò quel convento che impresse il marchio della sua civiltà nella storia della comunità marradese intera. La voce delle sue campane scandiva per i monaci la liturgia delle ore, e il tempo del giorno e della vita per tutti gli altri, il tempo del lavoro, della festa, del lutto, del pericolo, della chiamata a raccolta. Segnalava di lontano agli sguardi la presenza dell’abbazia per viandanti che percorrevano le strade dell’Appennino, per i pellegrini guidati dalla fede verso le mete dello spirito, per i poveri bisognosi di soccorso, per i fedeli dei borghi sparsi nella valle.

In molti documenti antichi ho potuto leggere la preoccupazione costante dei monaci riguardo alla stabilità del loro campanile. Una serie di interventi, anche impegnativi e costosi, sono stati da loro messi in atto nel tempo per salvarlo dai rischi del crollo.

Marradi, si sa, è in un territorio a rischio sismico, dove i terremoti sono sempre stati frequenti. In più, mettiamoci anche i forti venti, l’oscillazione delle tre campane, la vetustà della torre impiantata in un tempo in cui si costruiva senza calcoli scientifici, tirando su pian piano la fabbrica con piccole impalcature. I motivi di preoccupazione c’erano tutti.

Eppure l’attenzione, la cura, l’intelligenza dei monaci sono bastate a traghettare l’antico campanile fino all’ età contemporanea.

Il futuro è nelle nostre mani.